Domenica 2 maggio ho (finalmente!) partecipato ad una gara, il Triathlon Sprint Catania. Durante la frazione RUN, particolarmente impegnativa per via dei saliscendi e del terreno irregolare del boschetto della Playa, un altro triatleta mi ha superata. Io ero intenta a dare il massimo e il mio unico pensiero era quello di completare la sfida con me stessa e realizzare un nuovo personale, ma per un attimo mi sono distratta guardando...

I piedi sgargianti del mio concorrente, che leggero e scattante mi superava con ai piedi… Le Asics Noosa TriTM 13! 

“Hey tu, aspetta, fammi vedere come corri!” 

Ovviamente questa frase l’ho solo pensata, tuttavia c’è mancato poco per fare questa “bella” figura!

Ma se lui indossava le Noosa TriTM 13, io cosa avevo ai piedi? Ebbene sì, lo ammetto: le Gel-Noosa TriTM 12. Pur avendo anche io la possibilità di gareggiare con l'ultimo fiammante modello, ho deciso che non era il momento giusto per questa scarpa e adesso vi spiego il perché.


Se vi aspettate che si tratti di un semplice numero che evolve, non è niente di tutto questo: non l’evoluzione di un modello, bensì una scarpa completamente diversa.

La prima cosa che colpisce ovviamente è la colorazione: le Noosa sono sempre state un tripudio di colori, in omaggio alla città australiana che ospita la triplice fin da tempi in cui non era ancora molto diffusa nel mondo. Per questa edizione, ASICS si è davvero superata, con un’iniezione di colori che la fanno somigliare ad un’opera d’arte contemporanea, ma che tuttavia utilizza per il 20% della tomaia materiali riciclati e meno risorse per la colorazione della soletta: ormai la parola d’ordine è sostenibilità!

I più precisini però si saranno accorti di un importantissimo cambio di denominazione: la dicitura GEL, che contraddistingue il modello precedente, sparisce per lasciare il posto a tutt’altro tipo di forma e ammortizzazione.

Nel contesto della frazione RUN di cui vi parlavo, ho preferito utilizzare il modello 12 perché avevo testato il 13 solo una settimana prima e non sapevo come la scarpa ed il mio piede avrebbero reagito su un terreno un po’ particolare.

La Gel-Noosa TriTM 12, con il suo drop di 8mm, è una scarpa che permette di “sentire” perfettamente il terreno e dunque di modulare il movimento del piede anche in allenamenti più tecnici.

Alla prima calzata delle Noosa TriTM 13 invece, non ero particolarmente a mio agio: nonostante il drop minore (5 mm), la scarpa ha un’intersuola più alta e dà l’impressione di non avere contatto col terreno. Ciò è dovuto al fatto che il GEL ha lasciato il posto ad un’altra tecnologia, il GUIDESOLE, che contraddistingue con la sua forma curva anche i modelli della famiglia “-RIDE”.

L’ammortizzazione e la leggerezza invece continuano ad essere garantite dal FLYTEFOAM e sono mantenuti anche gli elementi indispensabili per un triatleta, ossia i lacci elastici per una pronta calzata e la linguetta posteriore, che nella 13 si trasforma in un pratico occhiello.

Dopo le prime impressioni, non mi restava che provarla negli allenamenti precedenti la gara. In particolare, ho testato le Noosa TriTM 13 in pista per delle variazioni 1’ veloce / 1’ lento, per diverse simulazioni di transizione bici/corsa e per un lungo lento. La cosa che mi colpisce tantissimo è che, se decido di tenere ritmi più lenti, magari senza pensare troppo alla spinta anteriore, la scarpa non mi aiuta. Tuttavia, non appena mi concentro sulle potenzialità della suola curva e inizio a spingere in avanti, mi fa andare molto più veloce rispetto al modello precedente. 

Aggiungo anche che per le transizioni non ho mai indossato calzini (il triatleta non può perdere tempo!), ma la Noosa TriTM 13 all’interno è davvero soffice e non ho avuto nessun problema di sfregamento o abrasioni, di cui invece ho sofferto col modello precedente in allenamenti più lunghi.

Ho anche notato che con la Gel-Noosa TriTM 12, proprio per via del “full ground contact”, non riuscivo a correre più di 15 km senza sentire un po’ di fastidio sotto la pianta del piede, mentre penso che quello che all’inizio mi è sembrato un elemento negativo nella Noosa TriTM 13, in realtà può trasformarsi in un grandissimo alleato su distanze più importanti, anche grazie alla conchiglia interna che supporta la caviglia e ne limita lo sforzo. Questo è il motivo per cui è una scarpa che può essere tranquillamente utilizzata anche da un podista "puro".

Un po’ più veloce nell’asciugatura la tomaia in mesh traforata nelle Gel-Noosa TriTM 12, rispetto all’Engineered Jacquard Mesh delle Noosa TriTM 13, che ha un filamento più rinforzato e quindi inevitabilmente più pesante. Non esprimo ancora un giudizio sul grip: con la suola leggermente tacchettata delle 12 non ho mai rischiato di scivolare sui tratti sabbiosi o bagnati delle zone cambio, mentre per le Noosa TriTM 13 non ho avuto il coraggio di sperimentare in gara… Ma a vedere come zompettava il triatleta nel boschetto… Credo che anche la suola AHARPLUS™ farà il suo dovere!

NOOSA TRI™ 13

Le scarpe NOOSA TRI™ 13 del COLOR INJECTION PACK sono realizzate per i triatleti, che non sono però gli unici ad apprezzarle...

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Scritto da
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Federica Ronsivalle

Impiegata da Catania/Roma

Gruppo di età: F35
Club: G.S. Bancari Romani e Life Triathlon Catania

La mia disciplina
Triathlon Swim run Training funzionale Allenamento potenziativo Maratona 10 km
Mezza Maratona

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