A qualche donna sarà capitato di sentirsi dire “quando non ci si pensi vedrai che succede”. Pensiero fastidioso, che ad un certo punto ti entra in testa e non ti lascia. Il 30 dicembre ho dichiarato: dal 1 gennaio penso solo alla maratona. Doveva essere la mia prima maratona, coinvolgo anche mio papà, runner di maratone ormai collaudato negli anni. Fissiamo la data, 8 aprile Milano.

Il suo entusiasmo era alle stelle, finalmente poteva correre una maratona con sua figlia.

Iniziano i miei allenamenti, scelgo di allenarmi con un gruppo di donne, sparse in tutta Italia seguendo il progetto di Milano Marathon con Julia. In questo modo potevo conoscere nuove persone, nuove amicizie. Coinvolgo anche la mia amica di sempre Maila.

Tra il lavoro e la casa, tra la spesa e far da mangiare trovo spazio per gli allenamenti. In qualsiasi situazione meteo pioggia, freddo, non ne salto uno.

Sono focus sulla maratona, sui miei allenamenti, la mia alimentazione, inizio a fare pure Yoga tra una seduta e l’altra.

Mi sentivo proprio bene, tonica, rilassata, mai stanca, con i classici doloretti da runner, che tanto ci lamentiamo quanto però ci piacciono.

In una delle mie visite  a Trieste, mio papà mi consegna la tabella maratona, aveva già calcolato il mio ritmo gara … e mancavano tre mesi.

 

Inizio a sentire caldo mentre corro, queste guanciotte rosse, un pò affaticata, ed io che (non pensandoci più) ritenevo tutto nella norma, sono gli allenamenti.
Passano i giorni e diciamo che non potevano essere solo gli allenamenti…

Non ero incinta… ero molto incinta!

Prendo la mia app dove erano caricati tutti gli allenamenti e la sostituisco con le varie app utili in questa fase (quelle per la gravidanza). Stavo benissimo quindi perché non correre se vado piano, monitoro la mia frequenza cardiaca e uso la testa.

Non avevo tenuto conto di nausee e vomito. Due mesi di completo disagio.

Però ci sono stati episodi simpatici tipo annunciare a mio papà che non correvo la maratona (con i suoi ritmi gara)  perché sarebbe diventato nonno per la prima volta.
Avvisare il gruppo di allenamento che tra qualche mese avremmo fatto anche braccia spingendo il passeggino…

O far girare per casa foto del thule e gare in cui è permesso correre con il passeggino…

Ecco da non pensarci ad avere pensieri felici e sfiziosi. Uno forte, da buona sportiva, non potevo pensare di non partecipare alla Maratona di Milano.

Sono si una runner, ma di quelle che corre perchè sta bene e si diverte. Non ho mai avuto una fissa sui tempi, però mi stavo allenando così bene.

Decido di andare lo stesso a Milano, treno, hotel, i miei genitori e i riti pregara. 
Apro il pacco gara con il mio solito entusiasmo, prendo il pettorale, lo guardo, ALESSIA… ma io non ero più solo ALESSIA, non stavo più correndo da sola. 
Disegno accanto al mio nome le impronte di un bebè. Della nostra pupa.

Ora sono veramente pronta.

Mi obbligo a pensare che se avessi corso mi sarei dovuta fermare usando la testa e non il cuore.
Sono incinta, mi sono messa il pettorale, ho fatto le trecce, la colazione da runner, la fila al gate. Senza passare sotto il metal detector “eh no guardi non posso sono incinta”. Lo sguardo era del tipo “e che ci fai in coda?”.
Ho preso posto in griglia, senza infilarmi nella folla. Mangiato l’ultimo biscotto. E ma che bello, l’emozione di esserci, ero li, la mia prima Maratona…. che non avrei mai finito, ma la stavo correndo con il regalo più grande che potessi ricevere nella vita. 

Si parte!

E chiacchiero, corro e chiacchiero, e mi diverto, e guardo in giro, e non mi da fastidio la pancia. Sotto il pantaloncino da runner ne avevo un altro di taglia più grande in modo che mi coprisse per bene il pancino. 

Arrivo al 5o chilometro e sto bene, sto decisamente bene, non ero stanca, ne affaticata, ma sono incinta.

Usare la testa. E poi il cuore.

Mi fermo, ci fermiamo.

Mando un messaggio al mio compagno “tranquillo, ci siamo fermate… e stiamo decisamente bene”. Ci spostiamo insieme alla futura nonna, che aveva monitorato nei vari punti pubblico che fosse tutto ok, all’arrivo. Guardiamo tutta la maratona, aspettiamo i primi, le prime donne, gli altri runners. E mio papà.

A casa ci siamo portate la medaglia, perchè ho chiesto di avere un ricordo per la culla. Siamo tornate, con il pensiero di aver corso insieme, con la felicità nel cuore e cariche di vita!

Perché la corsa mi ha tolto i pensieri e mi ha regalato la vita! Vita che mi dai!

Scritto da
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ALESSIA SERGON

Community Manager - Chinesiologa da TRIESTE


Club: IL CORSO DI CORSA
Allenatore: JULIA JONES

La mia disciplina
10 km Mezza Maratona

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