Domenica 30 Luglio 2023 la sveglia suona alle 6:30. La partenza della gara è prevista per le 8:30 ma per fortuna abbiamo trovato un B&B ad una manciata di metri di distanza e possiamo permetterci un pò di calma per la colazione ed i preparativi.
Siamo io e la mia amica Chiara, che un sabato sera di un mese fa o poco più si è vista recapitare un WhatsApp da me e dalla mia amica Leti suggerendole di iscriversi a questa 50km. Più che un suggerimento è stata un’istigazione a dire il vero, ma con le mie amiche di corsa funziona così. Avete presente quando in un lago vedete un gruppo di paperelle che si spostano tutte in fila indiana, capitanate da una papera più intraprendente che dà il primo colpo di zampa sott’acqua? Ecco, noi siamo così: una di noi punta una gara o un evento, si iscrive, lo dice alle altre ed in men che non si dica siamo tutte iscritte.
Sono iscritta all’UltraMaratona del Gran Sasso da due anni e questo significa che il mio desiderio di andare “oltre” la Maratona non è proprio recentissimo. Quando inizi a correre cominci da 5km, poi arrivi a 10km e magari alla Mezza Maratona. Ad un certo punto senti una specie di vocina interiore che sussurra: “Maratona”. La distanza regina. Con l’Ultra per me è stata la stessa cosa: il sussurro nella testa di andare “oltre” quei 42,195km, grazie anche all’esempio di chi è specialista in questa disciplina e arriva anche a 100km o a 100miglia (160km). Nel 2021 sono stata fermata da una frattura da stress e nel 2022 da una sospetta positività al COVID-19.
In realtà nel 2023 sono già andata “oltre” ad Aprile quando, per festeggiare i miei 40 anni, mi sono iscritta alla Tuscany Crossing 53km - una gara trail sulle strade bianche della splendida Val D’Orcia che puntavo da tanto tempo. Leti mi ha accompagnata in questa che è stata una vera e propria follia per noi, abituate a correre sull’asfalto ed entrambe con una Maratona impegnativa alle spalle (Tokyo per me, Barcellona per lei). Eppure come sempre ci siamo divertite, perché per noi la corsa è questo: divertimento, mettersi alla prova, amicizia e traguardi raggiunti assieme. Con l’obiettivo della Maratona di Berlino a Settembre 2023 ero pronta a posticipare il Gran Sasso al 2024 ma Leti, non del tutto convinta di aver metabolizzato o fatto pace con l’Ultra in Toscana, mi rimette la pulce nell’orecchio e decide di iscriversi. Questa volta è lei la paperella alfa, io (già iscritta) la seguo diligente. Acceso il semaforo verde dalla nostra coach, partiamo con la preparazione con una promessa reciproca: noi ci prepariamo, poi qualsiasi cosa succeda o se ci rendiamo conto che è “troppo”, ricordiamoci che l’obiettivo principale è Berlino.

Mi alleno come un soldato, come sempre: 4 uscite di corsa a settimana e 2 sedute di potenziamento specifico in palestra. Qualche settimana più tardi Leti è purtroppo costretta a fermarsi per un infortunio. Nonostante il bruciante dispiacere di saperla ai box, la mia preparazione continua e ripeto come un mantra che le mie gambe si stanno allenando per entrambe. Gli allenamenti entrano nel vivo a Giugno e Luglio, quando temperatura ed umidità iniziano a salire così tanto da rendere sfidante persino fare una tranquilla passeggiata all’aperto. Arrivano i lunghi: 20km, 25km e l’ultimo lungo da 28km. Arriva anche un doloroso fastidio da sovraccarico al piede sinistro, che gestisco con osteopatia, sessioni di mobilità e riposo ogni volta che posso. Arriva l’ultima settimana prima della gara, tipicamente di scarico e mantenimento: non mi sembra vero di poter fare uscite da un’oretta scarsa e che Domenica finalmente correrò in Abruzzo.
Sabato 29 Luglio alle 4:30 di mattina io e Chiara partiamo in auto verso Pescara, dove abbiamo appuntamento per pranzo con Virginia e la sua famiglia. Virgi è uno dei motivi per cui sono iscritta a questa gara: le sue ultra ed il suo amore sconfinato per il Gran Sasso e per l’Abruzzo sono stati tasselli importanti che mi hanno portata a decidere di venire fin qui andando “oltre”. L’emozione dell’accoglienza, degli abbracci e vedermi consegnare proprio da lei il pettorale numero 22 mi risvegliano finalmente da quel torpore emotivo in cui entro sempre a ridosso di una gara importante. Esattamente come ho pensato ritirando il pettorale della Maratona di Tokyo, “é tutto vero, sta succedendo sul serio”.
Domenica 30 Luglio, ore 8:00. Arriva Virgi, emozionatissima. Io e Chiara facciamo colazione, ci prepariamo, raggiungiamo Virgi alla partenza. Siamo tutte e tre decisamente elettrizzate, ci abbracciamo e ci scattiamo qualche foto e veniamo sorprese dallo start che anticipa di qualche minuto la partenza programmata.
Così, alle 8:26 inizia il mio viaggio. Parto con Chiara e Virgi, so che entrambe “hanno più gamba” di me e sono cosciente che farò la gara da sola. Che poi, in gara, solo non sei mai. Percorriamo i primi metri attraversando la meravigliosa Santo Stefano di Sessanio e poco dopo ognuna di noi prende la sua strada. Faccio tesoro dei consigli di Virgi, che ha già fatto questa gara molte volte. Partenza in lieve discesa, poi muro, poi ancora discesa e falsopiano (da non sottovalutare), poi ancora un muro, poi discesa finale. I suggerimenti sono semplici ed efficaci: non dare tutto nella prima salita, camminare quando necessario (non è un’onta), gestirsi dal km 25 al km 37, stringere i denti e i quadricipiti fino al km 40 e correre, correre, correre la discesa dal km 40 al km 50. Ah, in salita non guardare mai in su, ma gettare lo sguardo in giù prendendo consapevolezza di tutta la strada già percorsa.
Funziona tutto a meraviglia. Corro i primi 8km, poi inizio a camminare alternando brevi tratti di corsa fino a circa il km 19 attraversando Castel del Monte ed iniziando ad intravedere i Corni del Gran Sasso. Il paesaggio è mozzafiato, mi sento bene, sto gestendo in modo efficiente il percorso e l’integrazione, sono arrivata alla Mezza Maratona. So che fra poco arriverò a Campo Imperatore dove mi aspetta una natura meravigliosa. Eccomi arrivata al ristoro del km 25, la fatica inizia a farsi sentire ed è tutto talmente bello che l’unica cosa che posso fare è andare avanti, senza fretta e senza sosta. Mi affianco a Paola, una podista romana che mi farà compagnia fino alla fine della gara e con cui parliamo veramente di tutto negli ultimi 25km.

Sono incantata dal paesaggio e penso a quanto sono fortunata a poter vivere un’esperienza così, a poter contare sul mio corpo, sulla mia testa e sulle mie gambe per attraversare questi luoghi meravigliosi. Sono qui e sto vivendo un’esperienza pazzesca. Sono qui circondata da centinaia di persone che come me ritagliano del tempo prezioso nelle loro vite frenetiche per prepararsi a vivere avventure così. Sono qui e coi miei occhi vedo questa bellezza. Sono qui e caspita, lo sto facendo davvero. Sono qui, alzo gli occhi al cielo e scorgo qualche nuvola buffa. Sono qui e continuano a volarmi intorno delle splendide farfalle. Sono qui, e sono viva: me lo urla ogni fibra del mio corpo. Della fatica Federica Pellegrini ha scritto: “La fatica mi esalta e questo mi è stato chiaro fin dall’inizio. […] Bisogna non solo reggere la fatica ma amarla, abbracciarla. Sentirsi vivi quando i muscoli bruciano, godere nel sopportare un pò più di quanto sia sopportabile per gli altri” (1). Sono viva e sto abbracciando la fatica, e questo è un pieno che si arricchisce.
Arrivo al muro del km 37, cammino fino al km 40. Da qui so che inizia la discesa di 10km fino all’arrivo e me la godo metro dopo metro. Correre 10km in discesa dopo averne fatti 40 è impegnativo ma la fatica non c’è più e quando supero il km 42 sento come una scossa elettrica, la stessa che ho sentito superando il trentesimo km della mia prima maratona e che questa volta mi conferma che a breve sarò “ultra”: per la seconda volta, che ha però il profumo di un battesimo. Al km 48 intravedo Santo Stefano di Sessanio e l’emozione è incontenibile. Il GPS vibra, km 49. Mancano 1000m. Corro, corro, corro, come ho corso a perdifiato gli ultimi metri della Maratona di Tokyo a Marzo scorso. A 200m dall’arrivo vedo Virginia: mi aveva promesso che sarebbe tornata indietro a prendermi per chiudere con me e, nonostante non stesse bene dopo l’arrivo, ha mantenuto fede alla promessa data. Mi emoziono tantissimo. Vivo gli ultimi 200m a rallentatore e mi passa davanti un carosello di immagini e sensazioni letteralmente permeanti. Taglio il traguardo. Una volontaria mi mette al collo la medaglia (dipinta a mano su entrambi i lati, bellissima), un’altra mi dà da bere. Vedo Chiara, arrivata già da tempo e Virginia, seduta a riprendere fiato. Mi calmo, mi siedo, mi riposo, bevo e mangio un pò di frutta. Metabolizzo le ultime ore e mi rendo conto che ce l’ho fatta. Finalmente. Sono davvero un’ultramaratoneta.

Haruki Murakami confessa che sul suo epitaffio vorrebbe fosse scritto “Se non altro, fino alla fine non ha mai camminato”. Scrive anche che “Le cose che meritano di essere fatte, vanno fatte con tutto il nostro ardore, anche a rischio di esagerare” (2). Ecco, io so di non volermi fermare e di volerci mettere tutto l’ardore possibile: non importa se camminando, correndo o facendo entrambe le cose. Quel che conta è andare avanti e, perché no, continuare ad andare “oltre”.
(1) Federica Pellegrini, "Oro", Ed. La Nave di Teseo
(2) Haruki Murakami, "L'arte di correre", Ed. Einaudi
Photo Cover: Foto4Go
Scritto da
Elena Araldi
Biologa Nutrizionista da Milano
Club: A.S.D. Pfizer Italia Running Team
Allenatore: Julia Jones