Un po’ come rialzarsi è la risposta migliore ad una caduta. Un famoso proverbio giapponese, che è un po’ il mio mantra, ricorda proprio “cadere sette volte, rialzarsi otto”. Parlando di “fermate”, ho avuto due pit-stop sportivi importanti finora.
Il primo è stato un infortunio durato 6 mesi (pubalgia) proprio a 10 giorni dalla mia prima maratona: ricordo ancora tutto l’impegno e l’energia che avevo messo nell’allenamento e la profonda delusione quando proprio pochi giorni prima di partire ho capito che la cosa più saggia per la mia salute sarebbe stata fermarsi. In quell’occasione mi sono resa conto di aver trascurato alcuni evidenti segnali che il corpo mi stava dando per la foga di “fare, fare, fare” e per l’entusiasmo del momento: fermandomi, ho potuto imparare ad interpretare questi segnali facendone tesoro per quando avrei ricominciato a correre e contemporaneamente ho avuto l’occasione di praticare esercizi specifici di riabilitazione che ora sono diventati parte della mia routine.
Il secondo pit-stop è durato più a lungo: 18 mesi ferma a causa di alcuni problemi di salute che hanno letteralmente impolverato la mia voglia di correre. Ricordo di aver provato più volte ad uscire correndo nei miei luoghi preferiti ma non c’era verso, mi mancava quel quid. Complici alcune situazioni e qualche incontro particolare (nulla succede per caso) sono ripartita a Maggio del 2019 con l’obiettivo della Maratona di New York, che ho corso proprio il 3 Novembre scorso. Una delle esperienze più belle della mia vita, un obiettivo raggiunto non senza fatica ed impegno ma proprio per questo un giro di boa importante che mi ha ridato quella voglia di continuare a mettermi in gioco: nuovi traguardi, nuove esperienze, ricerca del miglioramento continuo ma con semplicità.
Ora sto ripartendo una terza volta, dopo quasi due mesi di lockdown: e sono felicissima, per vari motivi. Passare due mesi in casa ha significato indubbiamente trovarsi davanti ad un ostacolo imprevisto, ma così come ci ricorda la psicologia sportiva e l’esperienza personale questo rientra in quegli aspetti della vita che non sono sotto il nostro controllo. Scoraggiarsi non è mai un’opzione saggia, trasformare la sfida in opportunità sì. Durante il lockdown ho dunque slacciato i lacci delle scarpe da corsa #untiedyetunited e ne ho approfittato per curare altri aspetti: mobilità, elasticità, equilibrio, meditazione, forza.
Ho persino imparato a stare in equilibrio sul foam roller! Sui social ed in rete si sono moltiplicate le occasioni di allenarsi assieme – a distanza, ma uniti – ed il team degli ASICS FrontRunner è stato fondamentale grazie agli allenamenti proposti da Elisa Adorni, Yana Savechko, Giacomo Galliani ed Alessandro Garozzo. Ho letto molto: testi di nutrizione (letteralmente il mio pane quotidiano), biografie di atleti, testi di psicologia sportiva, romanzi – cercando spunti in ognuno di essi, perché c’è sempre qualcosa da imparare e non è mai troppo tardi per farlo. Da qualche giorno ho ripreso a correre. La cosa curiosa è che prima del lockdown avevo degli obiettivi: ora sono completamente cambiati, e questa è già una grande motivazione per me. Non mi piace lasciare nulla al caso e sto seguendo le indicazioni di allenamento della mia coach Julia Jones alla lettera, come faccio sempre: Julia pianifica, io eseguo. Sto ripartendo gradualmente e con allenamenti mirati, ma mi sono stupita nel notare che tutto sommato sono riuscita a mantenere una condizione fisica più che soddisfacente nonostante i due mesi in casa: ciò significa che tutto il lavoro complementare svolto ha dato (e sta dando, perché ho deciso di non smettere di impegnarmi su mobilità, elasticità, equilibrio, meditazione, forza) buoni risultati. Correre i primi km dopo il lockdown è stato bellissimo: la sensazione di “andare”, la strada, i luoghi dove mi alleno sempre e che mi mancavano tanto, l’aria sul viso, il sole sulla pelle e poter vedere l’alba nella mia città quando si sta lentamente svegliando al mattino presto per poi affrontare tutta la giornata con energia ed una marcia in più. Avere un obiettivo è fondamentale, ma la motivazione e l’impegno vanno cercati in se stessi: con queste carte (ed un buon programma) si va ovunque. E soprattutto, si impara a divertirsi sempre senza prendersi troppo sul serio – ricordando che tutte le esperienze vissute ci posso lasciare, se sappiamo coglierle, delle pillole positive che diventeranno parte di noi.
Scritto da
Elena Araldi
Biologa Nutrizionista da Milano
Club: A.S.D. Pfizer Italia Running Team
Allenatore: Julia Jones